Trib. Potenza, sent. 30 settembre 2024, n. 1544 

Autorità:
Tribunale

Data:
30 settembre 2024

Numero:
1544

Regione:
Basilicata

Nel caso ad oggetto il giudice è chiamato a pronunciarsi sull’interdizione richiesta per una persona, affetta da psicosi schizo-affettiva cronica grave con progressivo decadimento cognitivo e deficit nella deambulazione, con conseguenti gravi disturbi comportamentali ed intellettivi e una condizione di immobilismo al letto. Poiché la beneficiaria, ricoverata in RSA, “non era in grado di provvedere ai propri interessi patrimoniali e di compiere autonomamente anche semplici atti della vita di relazione”, si chiedeva la pronuncia di interdizione, individuata quale strumento più adeguato di supporto e tutela. Richiamando la giurisprudenza costituzionale e di legittimità, il giudice sottolinea che la finalità dell’istituto dell’amministrazione di sostegno e il suo campo applicativo non vanno individuate tanto nella minore capacità del beneficiario di provvedere ai propri interessi o nel suo minore grado di infermità, quanto piuttosto nella flessibilità dell’istituto e nella relativa agilità procedurale e, dunque, nella sua maggiore capacità di adattarsi alle necessità del beneficiario (che dovrà essere attentamente valutata dal giudice, caso per caso). Alla luce della documentazione depositata (in particolare, il verbale della Commissione Medica dell’I.N.P.S. di Potenza) e, soprattutto, dell’esame della beneficiaria (con importanti difficoltà a livello motorio, disorientata nel tempo e nello spazio), il giudice conferma che è l’interdizione lo strumento più opportuno di supporto e protezione, dal momento che la beneficiaria risulta del tutto incapace “di provvedere in ordine ai semplici gesti della vita quotidiana, necessitando di supporto costante e intenso”. Dunque, la mancanza di “una minima capacità di intendere e volere” unita all’ incapacità “di porre in essere in autonomia i basilari e semplici gesti della vita quotidiana” e al patrimonio non esiguo riferibile a quest’ultima, fanno propendere per l’esclusione di altre forme di tutela (quali inabilitazione e amministrazione di sostegno).